Sintesi della proposta di trasformazione di una cava di calcare di proprietà di Matera Inerti in un’area compresa tra il cementificio e il villaggio neolitico di Murgia Timone.

di Michele Morelli

Area di interesse pari a circa 17 ettari
Progetto parco tecnologico e servizi

La proposta avanzata dalla proprietà della cava risale a qualche anno fa, abbiamo avuto modo di esaminarla e qui di seguito cerchiamo di riportarne una sintesi.

Il territorio oggetto di interesse rientra negli Areali della Carta dei Vincoli del Comune, ai sensi del D.M. 3/4/2000, oltre a ricadere all’interno, nella porzione a NORD, nel Sito Italiano Patrimonio UNESCO, mentre nella porzione a SUD, nella BUFFER ZONE al Sito stesso. Altri riferimenti normativi Norme Tecniche di Attuazione Piano Quadro del Parco Regionale Archeologico-Storico-Naturale delle Chiese rupestri del Materano, L.R. n.11/90, L.R. n.28/94, L.R. n.2/98.

La cava rientra nella Zona B “Riserva generale” del Parco Regionale ed è disciplinata dall’art.6. Nelle zone di “riserva generale” l’ambiente va conservato nei suoi aspetti naturalistici e storico/antropici.  Non sono pertanto consentite trasformazioni dell’uso del suolo, quali i disboscamenti, gli spietramenti, l’estendimento degli eventuali coltivi esistenti. Sono consentite le attività agro-silvo-pastorali preesistenti nei limiti individuati al successivo titolo II.

Non è consentito costruire nuove opere edilizie. La norma tuttavia consente, su esplicita autorizzazione dell’Ente Parco e previo parere della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali della Basilicata per gli immobili vincolati ai sensi della L.1089/39, ed in funzione delle necessità di conservazione attiva e gestione dei manufatti preesistenti storicizzati (jazzi, masserie, casini ecc.), operare su tali manufatti, con le destinazioni d’uso individuate (titolo II) o previste dal Piano.

L’art. 16 del NTA del Piano disciplina le attività turistiche – ricreative – culturali all’interno nel territorio perimetrato dal Parco.

  1. Nel Parco è consentita la riconversione agri – turistica di centri aziendali;
  2. esplicite previsioni del Piano – Quadro.

In merito alle “cave di tufo”, la norma prevede spazi per spettacoli all’aria aperta con allestimenti amovibili e provvisori. Tali attività sono consentite prevalentemente nelle “cave di tufo” settecentesche (lungo la via Appia), o in altri siti di particolare suggestione paesaggistica, da individuare ed autorizzare volta per volta da parte dell’Ente Parco. Esse consisteranno in allestimenti dell’invaso della cava, o dei siti individuati, con materiali provvisori e amovibili (incastellatura in tubi innocenti, tavolati, pannellature amovibili ecc.), che non alterino in nessun modo la preesistente connotazione morfologica e paesaggistica dei luoghi, e che ne consentono un celere ripristino a manifestazione avvenuta.

In merito alle cave di pietra calcarea (è il caso della cava di Matera Inerti) la norma sancisce il recupero ambientale dell’area di cava secondo il “progetto di ripristino”.

Per le cave dimesse, oltre la possibilità del ripristino topografico dei luoghi, la normativa del Parco non esclude la possibilità di valutare alternative al “progetto di ripristino” ambientale e cioè la possibilità di un recupero a fini scientifici e/o testimoniali.

Oltre alla possibilità del ripristino topografico dunque è possibile (e in ogni caso dovrà essere valutato) anche un recupero   della cava a fini scientifici e /o testimoniali”.

Sulla scorta di quanto sancito dalla normativa, nell’area oggetto di interesse non sono possibili interventi di trasformazione edilizia e/o trasformazioni tipologiche.

Nella relazione che accompagna la proposta, i progettisti, per avvalorare la loro iniziativa di valorizzazione della cava, richiamano alcuni progetti che sono stati realizzati in Puglia e in Basilicata. Gli esempi presi a riferimento propongono un uso ricreativo della cava (verde pubblico attrezzato, spazi dedicati per attività museali, attività musicali, attività sportive e per il tempo libero). Le cave citate sono :

  1. cava di tufo dismesse nel Comune di Grottaglie (TA) destinata a grandi eventi, priva di strutture fisse;
  2. cava di tufo di Cutrofiano (LE), destinazione spazio museali e eventi, priva di strutture fisse;
  3. cava di Barile (PZ), il progetto prevede il solo ripristino ambientale.

Come si può notare, in nessuno dei progetti richiamati dagli stessi autori della proposta sono previsti volumi edilizi con  prevalente destinazione a servizi alberghieri e di ospitalità.

La proposta progettuale consiste nella riconversione della cava di estrazione di materiali inerti, attiva da anni, in un parco scientifico-tecnologico per l’innovazione sostenibile.

Un complesso di opere funzionalmente diverse.

Gli attrattori e gli elementi innovativi green:

La Torre dell’energia.

La Torre dell’energia rappresenta l’elemento centrale e caratteristico dell’intera “Oasis of Matera”. La torre dell’energia è progettata per funzionare sia come elemento solare che come torre energetica. Alta 65 m (?) genera energia cinetica che viene utilizzata per soddisfare le necessità energetiche dell’intera cava.

Giardino dell’energia.

Al centro del progetto una superficie di 13.500 m² destinata all’installazione di pannelli solari. Pannelli solari che saranno dei veri e propri alberi ecologici di altezza pari a 3,20 m con un pannello solare a copertura di dimensione 2,00 per 1,00 m; questa struttura ad albero, secondo i proponenti, permetterà al visitatore di passeggiare attraverso una “foresta ecologica”.

Giardino dei cinque sensi.

Il paesaggio terrazzato della cava, che è stato creato dall’estrazione della pietra, viene rinvigorito attraverso interventi mirati alla rinaturalizzazione del territorio con piantumazioni tipiche. Un percorso destinato al giardino dei cinque sensi che comprende un giardino delle farfalle e un giardino degli uccelli (?)

Sistema di raccolta dell’acqua.

Si propone di utilizzare la superficie del giardino per la raccolta delle acque meteoriche che diventa la fonte principale per  autoalimentare l’intero sistema cava e i suoi servizi annessi e connessi (?).

Servizi.

L’Hotel diffuso è costituito da 200 camere (25 Suite, 75 Deluxe, 100 Standard). Le camere sono interamente scavate nella roccia, i servizi connessi no (2 torri vetrate di collegamento verticale  esterne, due grandi hall, reception, sale comuni, sale studio, due biblioteche e servizi igienici).

Il Centro Conferenze di 4.000 mq ed è costituito da più strutture complementari tra loro, destinate ad ospitare, secondo i proponenti, ricercatori e studiosi per conseguire progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico. Un grande auditorium, laboratori, sala multimediale. Tutte le architetture del centro conferenze sono volumi fuori terra.

Altri servizi previsti sono il centro benessere (di circa 500 mq, con piscina relax, vasca idromassaggio, massaggio, sauna e bagno turco), un ristorante su due livelli fuori terra di circa 520 mq, un parcheggio che comprende un’ampia area di circa 4.576 mq (all’aperto e sotterraneo).

Di seguito si riportano i metri cubi in scavo e costruito :

CENTRO CONFERENZE – SCAVO 24.000 mc. – COSTRUITO circa 8.000 mc.

    HOTEL DIFFUSO – TOTALE 200 CAMERE PER POSTI LETTO 450 – SCAVO  93.170 mc. – COSTRUITO 68.195 mc.

    RISTORANTE – (TOTALE 160 COPERTI) – SCAVO   620 mq. – COSTRUITO 520 mq.

    CENTRO BENESSERE – TOTALE 20-25 POSTI – SCAVO 500 mq. – COSTRUITO 500 mq.

    TOTALE EDIFICATO – SUPERFICIE COSTRUITA 82.520 mq. – SUPERFICIE SCAVATA 58.060 mq.

      Dalle informazioni acquisite durante l’incontro pubblico del 12 ottobre organizzato dall’ordine dei geologi in occasione della “settimana del pianeta terra”, le volumetrie previste fuori terra corrispondono alle attuali volumetrie dei capannoni esistenti.

      Sul piano urbanistico si tratterebbe di una variante al Piano del Parco al PRG. La finalità scientifica del progetto non è chiara. Il progetto è ricco di buoni propositi innovativi, tecnologici green, la sostanza tuttavia è nei numeri dell’edificato (superficie scavata + costruito fuori terra).

      La parte scientifica/testimoniale /museale, così come vuole la norma, sembra soccombere al centro congressi e al resort green di lusso.

      Nella storia della nostra città non mancano esempi di progetti che pur di ottenere deroghe urbanistiche erano pieni di buoni propositi (la variante urbanistica dell’ex mulino Alvino 2014 che, oltre a riprendere la produzione di pasta, avrebbe dovuto ospitare  il  museo  dell’arte  bianca  e  che  invece    si  è  trasformato  in  corso  d’opera    in  centro  congressi/albergo/sala matrimonio; così come la variante hausing sociale di San Francesco del 2015 che si è rivelata una vera e propria operazione di speculazione edilizia).

      L’unica alternativa al prescritto “ripristino ambientale” così come vuole la norma (vedi anche legge regionale) può essere la creazione di un parco tecnologico green in variante agli strumenti urbanistici. Bisognerebbe evitare metri quadri di superficie di nuove costruzioni nel territorio del Parco. Si ha l’impressione che la parte tecnologica funzioni da specchietto per le allodole, il vero obiettivo sembra il resort. Infine, si può immaginare la ricaduta che avrebbe la variante se adottata sulle tantissime cave (di calcare e di calcarenite) che insistono sul nostro territorio.

      Matera, ottobre 2024